giovedì 12 aprile 2018

Il telefilm Zorro (1966 - 1970)


Zorro (che significa "Volpe" in lingua spagnola) fu un telefilm molto amato dai ragazzi negli anni '60, ispirato ad un celebre personaggio letterario immaginario, eroico giustiziere mascherato, abile spadaccino, le cui gesta si svolgono nella California nel periodo del dominio spagnolo (primi anni dell'800).

Nel 1957 la Walt Disney cominciò a produrre per conto della rete televisiva americana ABC un telefilm ispirato a questo personaggio. Di questa serie, diventata popolarissima, ne furono girate solo due stagioni (la prima nel 1957-58, di 39 episodi di 25 minuti ciascuno e la seconda nel 1958-59, sempre di 39 episodi di 25 minuti ciascuno).

Il 10 aprile 1966 il Programma Nazionale della RAI trasmette la prima puntata della prima serie del telefilm, in bianco e nero, con il titolo "La spada di Zorro" all'interno del contenitore Il Club di Topolino, nella fascia pomeridiana dedicata alla "TV dei ragazzi", intorno alle 17.00. La seconda serie venne trasmessa in Italia nel 1970.

La trama: nel 1820 il nobile californiano don Diego de la Vega, dopo 3 anni trascorsi in Spagna per studiare lettere e filosofia dell'università di Madrid, torna nella sua Los Angeles (che si trovava sotto dominazione spagnola, nel Vicereame della Nuova Spagna) su richiesta del padre, don Alejandro, che vuole contrastare il perfido capitano Monastario, un cinico ufficiale spagnolo che governa con metodi tirannici.
Don Diego de la Vega (interpretato da Guy Williams) 
Don Diego ritrova i suoi vecchi amici: l'anziano don Ignacio Torres, accusato ingiustamente dal capitano Monastario, padre Felipe, frate superiore del villaggio, e il paffuto sergente García, un uomo buono, attendente del malvagio capitano, che non condivide i metodi del proprio superiore, senza però potervisi mai opporre.
Zorro (Guy Williams) con il fido Bernardo (Gene Sheldon)
Don Diego escogita un piano per opporsi alle ingiustizie del crudele ufficiale, cercando di salvare don Ignacio Torres in tutti i modi. Grazie all'aiuto del servo Bernardo e del suo cavallo Tornado e usando come rifugio un vecchio passaggio segreto Diego assume l'identità segreta di Zorro, un cavaliere mascherato, provetto spadaccino che combatterà contro la tirannia di Monastario, riuscendo infine a farlo arrestare dal Vicerè.

A questo punto però prende corpo un'organizzazione segreta, decisa a rompere ogni vincolo della California con la Spagna, guidata da un certo Aquila, aiutato dai più insospettabili uomini di potere, come il magistrado Carlos Galindo, il proprietario terriero Estéban Rochas, l'esattore delle tasse Morales e il nobile Varca.

Don Diego scopre che il misterioso "Aquila" capo dell'organizzazione è Don Josè Sebastian Varga, il nuovo administrado della California del Sud, ne vanifica i piani, fa arrestare i complici e, infine, riesce a sconfiggere e ad uccidere il pericoloso politico, ormai abbandonato dai collaboratori e dagli agenti segreti stranieri che avrebbero dovuto supportarne l'opera
Il sergente Garcia (Henry Calvin) con il Caporale Reyes (Don Diamond)
Don Diego (Guy Williams) con il padre Don Alejandro (George J. Lewis)
Padre Felipe (Romney Brent) con Don Diego (Guy Williams)
Il capitano Monastario (Britt Lomond)
Don Ignacio Torres (Jan Arvan)
Don Josè Sebastian Varga alias L'Aquila (Charles Korvin)
Il mitico "Tornado" cavalcato da Zorro
Zorro, dopo vari duelli, salvataggi, scontri, tentate insurrezioni di militari e funzionari corrotti, riesce infine a riportare la pace e la giustizia in California.

Le sigle (iniziale e finale) del telefilm

Chi vuole rituffarsi nei ricordi può rivedere alcune puntate delle due serie complete in italiano (restaurate, colorizzate e ridoppiate) grazie al canale youtube di Rossella Proietti, disponibile al link seguente:

Molti si domanderanno perché di questa popolarissima serie ne furono girate solo due stagioni. Ebbene, all'inizio degli anni '60, per motivi finanziari l'ABC decise di non commissionare più agli studi Disney altri episodi di Zorro, in più proibì ai Disney Studios di vendere questa produzione alle reti concorrenti, per cui ne nacque una disputa tra Disney e ABC per la proprietà di "Zorro" durata vari anni (in questo periodo Guy Williams fu tenuto ancora sotto contratto dalla Disney per interpretare Zorro), al termine della quale Walt Disney decise che l'interesse del pubblico per il personaggio era ormai diminuito, per cui la serie venne cancellata.

ALCUNE FOTO SCATTATE SUL SET
Guy Williams a lezione di scherma
Si prova una scena con il sergente Garcia (Henry Calvin)
sotto gli occhi attenti di Guy Williams (che sta fumando una pipa!)
Guy Williams sul set con Walt Disney

giovedì 16 marzo 2017

Giochi Senza Frontiere (1965-1999), la TV che ha unito l'Europa


La famosa trasmissione televisiva, che divenne popolarissima negli anni 60 e 70, nacque nel 1965. Il presidente francese Charles De Gaulle voleva che i giovani francesi e tedeschi si incontrassero in un torneo di giochi per rafforzare l'amicizia tra Francia e Germania. Nel 1965, l'idea nasce dalla trasmissione italiana "Campanile sera" che venne copiata in Francia da Guy Lux con il titolo di "Intervilles", per la TV statale francese TF1. Alcune cittadine si confrontavano giocando, in piazza. Tre francesi (Pedro Brime, Claude Savarit e Jean-Louis Marest) proposero di estendere l'idea dei giochi alle città di altri paesi europei. Aderirono al progetto Germania, Belgio e l'Italia e nacque "Jeux sans frontieres".

Ogni puntata della trasmissione era itinerante, ossia veniva ospitata a rotazione in una città delle diverse nazioni partecipanti, ed era prodotta e trasmessa da una rete televisiva della nazione ospitante. Per l'Italia, tutte le puntate sono state prodotte dalla Rai.

In ogni puntata di "Giochi senza Frontiere" si affrontavano tra di loro varie squadre, provenienti ognuna da una città europea di ogni singola nazione, che affrontavano una serie di prove (ideate dal geniale Popi Perani), in cui si dava risalto alle tradizioni ed ai trascorsi storici del paese ospitante, alle bellezze architettoniche e artistiche delle città, riproponendo in modo scherzoso luoghi o personaggi tipici: osti rubicondi, bellezze al bagno formose, spazzacamini neri come catrame.

Ogni squadra si componeva di 8 elementi (4 donne e 4 uomini) più un allenatore ed un capitano "non giocatori". I concorrenti indossavano spesso goffi costumi e in ogni gioco di ciascuna puntata venivano assegnati dei punteggi in base alla classifica del gioco, che poi venivano man mano sommati per assegnare la vittoria finale, al termine dei giochi. Uno dei giochi della serata era detto "Fil Rouge", e vedeva impegnata una singola squadra alla volta. Durante la puntata, ogni squadra poteva giocare "il Jolly" (in uno solo dei giochi, in cui reputava di essere più forte), che gli permetteva di raddoppiare il punteggio ottenuto durante il gioco. In ogni edizione, dopo aver effettuato tutte le puntate, per ogni nazione, la squadra che aveva ottenuto il miglior piazzamento o, a pari merito, con il punteggio più alto in queste puntate, accedeva alla finale per la sua nazione.

La prima puntata dell'edizione 1973 si svolse a Senigallia in Italia, il 7 giugno. I conduttori erano Rosanna Vaudetti e Giulio Marchetti.

"Giochi Senza Frontiere" ha inaugurato l'Eurovisione, ed è stata la trasmissione più longeva nella storia delle coproduzioni televisive, essendo stata trasmessa ogni estate dal 1965 fino al 1999 (salvo un'interruzione tra il 1983 e il 1987).

Alla prima edizione nel 1965 parteciparono 4 nazioni (Belgio, Francia, Germania e Italia), e il loro numero aumentò notevolmente durante gli anni. Dal '65 ad oggi, infatti, le nazioni che hanno preso parte ai giochi sono state 18.

Nelle 30 edizioni, svoltesi nelle piazze più famose d'Europa, si sono avute più di 300 puntate, con 2.500 città partecipanti (le città italiane sono state 215).

L'Italia ha vinto 4 volte, con Como nel 1970, Abano Terme (PD) nel 1978, Vigevano (PV) nel 1991 e Bolzano-Sudtirol nel 1999.

Nella prima serie, dal 1966 al 1982 gli "storici" arbitri ufficiali furono gli svizzeri Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi, che iniziavano i vari giochi con il loro famoso "Attention... trois, deux, un..." seguito dal colpo di fischietto.

Gli arbitri "storici" di Giochi Senza Frontiere, Gennaro Olivieri (il primo a sinistra) e Guido Pancaldi (ultimo a destra), insieme con il conduttore Ezio Guidi (al centro) della TV Svizzera Italiana, nella puntata trasmessa da Caslano (Svizzera) il 1° luglio 1976

I conduttori italiani della prima serie furono:
1965-1966: Enzo Tortora, Giulio Marchetti
1967-1968: Enzo Tortora, Giulio Marchetti, Renata Mauro
1969-1970: Giulio Marchetti, Renata Mauro
1971-1977: Giulio Marchetti, Rosanna Vaudetti
1978: Ettore Andenna, Milly Carlucci
1979-1981: Michele Gammino, Milly Carlucci
1982: Michele Gammino, Simona Izzo

Giulio Marchetti e Rosanna Vaudetti nella puntata di Riccione il 17 giugno 1975

Dall'inizio fino al 1982, il programma fu trasmesso sul Secondo programma della Rai, (l'odierna Rai 2) e venne trasmesso a colori già dal 1973, nonostante la RAI non avesse ancora adottato ufficialmente il colore. Con l'inizio del secondo ciclo, nel 1988, fu trasmesso su Rai 1.

La Rai ha dedicato a questa popolare trasmissione un documentario della serie La Storia siamo noi, in cui ci sono varie interviste a personaggi che hanno fatto la storia di "Giochi senza Frontiere", oltre a vari video d'epoca.

Il documentario de La Storia siamo noi "Giochi senza Frontiere - Una Platea Per L'europa" andato in onda il 26/12/2011

mercoledì 15 marzo 2017

L'Intervallo della RAI (anni 60/70)


Negli anni Sessanta e Settanta, in televisione, nei momenti vuoti tra le varie trasmissioni, o in presenza di problemi tecnici di trasmissione che si verificavano durante i collegamenti via satellite o durante i programmi in diretta, andava in onda il famoso "Intervallo", che serviva a colmare questi vuoti.

I primi Intervalli avevano una scritta in corsivo bianca Intervallo e consistevano in filmati di pecore, le "pecore dell'Intervallo", con un sottofondo musicale con l'arpa (l'Allegro dalla Sonata VI in la maggiore di Pietro Domenico Paradisi, noto anche con il titolo di Toccata per arpa).

Le musiche per arpa di sottofondo di queste foto, la "musica dell'Intervallo", usate per gli Intervalli RAI furono tre in totale:

1) l'Allegro dalla Sonata VI in la maggiore di Pietro Domenico Paradisi (noto anche con il titolo di Toccata per arpa);
2) la Sarabanda dal IV concerto dei Concerts royaux di François Couperin;
3) la Passacaglia dalla suite per clavicembalo n.7 HWV 432 di Georg Friedrich Händel.

  Uno dei primi intervalli con le pecore, con in sottofondo la "Toccata per Arpa" di Pietro Domenico Paradisi

In seguito tali filmati di pecore vennero sostituiti da uno "slideshow" costituito da una successione di foto di paesaggi e di monumenti delle piccole e grandi città d'Italia (le foto erano cartoline che venivano inviate dalle varie Pro Loco alla RAI) con in sovraimpressione il nome del luogo o del paesaggio. Ogni tanto compariva anche la parola Intervallo a carattere maiuscolo sulle immagini, con e senza didascalia.


Questo slideshow negli anni settanta fu in bianco e nero, e poi negli anni ottanta a colori.

Intervallo con sottofondo musicale la "Sarabanda dal IV concerto dei Concerts royaux" di François Couperin

Intervallo con sottofondo musicale la "Passacaglia dalla suite per clavicembalo n.7 HWV 432" di Georg Friedrich Händel



lunedì 20 febbraio 2017

"All You Need is Love" dei Beatles: la prima canzone trasmessa in mondovisione (1967)


La sera del 25 giugno 1967 andò in onda sul primo canale della Rai il primo programma televisivo trasmesso in diretta mondovisione via satellite, Our World (trasmesso in Italia con il titolo Il nostro mondo), una trasmissione che ha cambiato la nostra epoca.

Durante la trasmissione ci furono collegamenti in diretta via satellite da diverse nazioni sparse nei cinque continenti, con un'audience di 350 milioni di spettatori.

Questo programma, una pietra miliare nel campo delle comunicazioni radiotelevisive, oggi è soprattutto ricordato perché la trasmissione si concluse con un collegamento in diretta da Londra, in cui i Beatles cantarono in anteprima mondiale All You Need Is Love, che era stata appositamente composta da John Lennon proprio per questo evento.

L'immagine con cui si aprì il collegamento da Londra

L'idea della canzone si deve infatti alla BBC che aveva commissionato ai Beatles una canzone come contributo del Regno Unito al programma.

Fu richiesta una canzone contenente un messaggio positivo, semplice e comprensibile dagli spettatori di tutto il mondo. All you need is love ampliava il messaggio che John aveva già cercato di esprimere nella canzone The Word. "Era una canzone molto ispirata e volevano veramente dare un messaggio al mondo", disse Brian Epstein, "La canzone non può essere mal interpretata. È un messaggio chiaro che dice che l'amore è tutto". Un messaggio tanto più significativo in quel particolare momento storico in cui la guerra del Vietnam era al suo apice.

I Beatles alla conferenza stampa di presentazione del collegamento per la trasmissione "Our World"

La band aveva iniziato a lavorare sulla registrazione del brano il 14 giugno del 1967, con Lennon al clavicembalo, Paul McCartney al contrabbasso, George Harrison al violino (uno strumento che non aveva mai suonato in precedenza) e Ringo Starr alla batteria. Ne registrarono 33 versioni, scegliendo la decima come la migliore. Nel corso dei giorni seguenti vennero registrate ulteriori tracce, tra cui voce, pianoforte (suonato dal loro produttore, George Martin), banjo (da Lennon), chitarra e parti orchestrali.

I Beatles e George Martin durante le prove di All you need is Love per la trasmissione "Our World"

Alle 08:54 ora di Londra iniziò il collegamento in diretta mondovisione con l'affollato Studio 2 degli Abbey Road Studios ed i Beatles cominciarono la loro performance di "All You Need Is Love".

Durante il collegamento i Beatles, l'orchestra, e gli ospiti si sono esibiti dal vivo su una base pre-registrata con pianoforte, clavicembalo, batteria e cori. I produttori di Our World non erano inizialmente contenti dell'uso di una base, ma George Martin insistì molto su questo, dicendo: "non possiamo andare di fronte a 350 milioni di persone senza un po' di lavoro già preparato".

I Beatles avevano invitato all'evento molti dei loro amici che cantassero il ritornello della canzone, in modo da creare un clima di festa. Tra questi amici spiccavano Mick Jagger (cantante dei Rolling Stones), Kim McLagan e il marito Keith Moon (batterista degli Who), Eric Clapton, Marianne Faithfull, Graham Nash, Mike McGear, Patti Boyd e Jane Asher.

La canzone divenne uno degli inni dei "figli dei fiori", e tutto quanto nello studio, dalla coreografia all'abbigliamento dei Beatles e dei tanti coristi "eccellenti" di accompagnamento presenti, era stato preparato minuziosamente per trasmettere al mondo un messaggio di pace, di speranza, di amore, di anticonformismo e di protesta.

Mick Jagger ripreso durante l'esecuzione di All you need is love

Il programma è stato originariamente trasmesso in bianco e nero, ma in occasione dello speciale TV The Beatles Anthology (1995), la registrazione televisiva originale del 1967 fu colorata digitalmente usando come riferimento le fotografie a colori scattate durante l'evento.

Una delle foto scattate durante l'evento

Il video colorato digitalmente si apre nel suo formato originale monocromatico e poi si colora rapidamente, riproponendoci i caratteristici colori dei capi di abbigliamento "flower power" e in stile psichedelico, molto popolari nel 1967, indossati dai Beatles e dai loro ospiti.

All'inizio del video i Beatles suonano per circa un minuto, simulando una prova generale, e poi la trasmissione stacca sulla sala di controllo, dove George Martin interrompe i Fab Four (quante persone sul pianeta avrebbero osato interrompere una performance dei Beatles?), dicendo all'interfono "Penso che il supporto vocale vada molto bene. Fate entrare l'orchestra."
"Grande, grande," rispose Lennon.

Mentre il nastro si riavvolgeva, tredici orchestrali si sedettero ai loro posti e McCartney scosse le spalle per sciogliersi. Uno speaker della BBC ha riempito l'attesa, dicendo: "ci sono diversi giorni di lavoro su quel nastro: forse per la centesima volta l'ingegnere lo riporta all'inizio, per un ulteriore stadio nella realizzazione di un disco di successo quasi sicuro. Il supervisore è George Martin, il cervello musicale dietro tutti i dischi dei Beatles. C'è ora l'orchestra che entra nello studio e notate che i musicisti non sono giovani musicisti rock & roll: i Beatles si comportano meglio con l'orchestra classica." (Da notare come fino al 1967, la voce istituzionale della BBC stava cercando di rendere i Beatles più appetibili, rivendicando la loro affinità con i musicisti classici).

Ad un certo punto Martin disse alla band: "Eccoci, ecco il nastro", si cominciarono a sentire le prime note della "Marsigliese", e cominciò la magia.....

sabato 18 febbraio 2017

Il Tuca Tuca, il ballo più peccaminoso della Tv italiana (1971)

La copertina del 45 giri

Sabato 13 novembre 1971, sul primo canale della Rai va in onda la sesta puntata di Canzonissima, l'ultima della prima fase eliminatoria. La popolarissima gara canora, legata alla "Lotteria di Capodanno", è condotta da Corrado e da Raffaella Carrà, che l'avevano già presentata l'anno prima. I cantanti in gara quella sera sono Fred Bongusto (Sei tu Sei tu), Nicola di Bari (Un uomo molte cose non le sa), Lara Saint Paul (Strano), Milva (La Filanda), Sergio Endrigo (Le parole dell'addio), Rosanna Fratello (Un rapido per Roma).

Quella puntata di Canzonissima diventa famosa perché la Carrà, indossando un mini abito molto sexy pieno di lustrini, propone il ballo del "Tuca Tuca", in coppia con il ballerino Enzo Paolo Turchi. Il Tuca Tuca diventerà il più famoso ballo erotico della televisione italiana, un vero e proprio fenomeno popolare.

Il Tuca Tuca viene ballato per la prima volta dalla Carrà e da Enzo Paolo Turchi il 13 novembre 1971, nella sesta puntata di Canzonissima

Il ballo fu ideato dal famoso coreografo Don Lurio, il testo della canzone era di Gianni Boncompagni e la musica era di Franco Pisano.

Il Tuca Tuca è una sorta di gioco, con il quale facendo piccole “mosse” maliziose ci si tocca ginocchia, fianchi, spalle e fronte, un tocca tocca generale con frasi piccanti: "mi piaci ah ah... mi piaci ah ah ah… mi piaci tanto tanto ah... E quando ti guardo lo sai cosa voglio da te... E quando mi guardi lo so cosa tu vuoi da me...". Tutto molto diretto. Il successo del ballo trasforma la canzone in un tormentone.

I dirigenti Rai, dopo la messa in onda della puntata, giudicarono il ballo indecente, troppo sexy e non adatto al sabato sera, per cui chiesero alla Carrà di non farlo più, in pratica la censurarono.

Il mitico "Tuca Tuca" con Alberto Sordi, un pezzo di storia della TV italiana


La Carrà però aveva un asso nella manica. In un'intervista dice: "Prima ancora che io fossi censurata, incontrai Alberto Sordi, sapendo che doveva uno dei prossimi ospiti di Canzonissima. Lo invitai a pranzo a casa mia e gli feci vedere le mosse, esibendomi da sola per lui e proponendogli di ballarlo con me. Alberto disse: che è ’sta roba?  Poi ci pensò un attimo e disse: va bene, vengo al Delle Vittorie e lo vojo fà co’ te".

Fu una performance memorabile. La Carrà cominciò l'esibizione con Enzo Paolo Turchi e a metà del ballo entrò in scena l'Albertone nazionale. "Mi poggiò le dita sui seni e sull'ombelico. Pensai che mi avrebbero cacciata dalla Rai, invece fu un trionfo. Dopo lo sdoganamento di Sordi non ebbero più il coraggio di dire no al Tuca Tuca, che era una trovata di innocenza totale. Lo ballavano pure le suore coi bambini negli asili".

Il mitico Tuca Tuca ballato dalla Carrà con Alberto Sordi

mercoledì 1 febbraio 2017

L'introvabile figurina del portiere Pizzaballa (1963)

L'introvabile figurina di Pierluigi Pizzaballa nella stagione calcistica 1963-64

Pierluigi (detto Gigi) Pizzaballa, classe 1939, è un portiere che ha giocato dal 1958 al 1980. Ha esordito in Serie A con l'Atalanta nel campionato 1962-63 (era riserva di Zaccaria Cometti). In seguito è passato alla Roma (1966), al Verona (1969) e al Milan (1973) prima di chiudere la carriera ancora nell'Atalanta (1976), collezionando complessivamente 275 presenze in Serie A.


Pizzaballa è legato indissolubilmente alla più introvabile delle figurine Panini, nell'album calciatori della stagione 1963-64. Il motivo di questa rarità è molto semplice: a causa dell'assenza di Pizzaballa per un infortunio proprio nell'unico giorno in cui il fotografo della Panini scattò le foto ai giocatori dell'Atalanta, per non ritardare l’uscita dell’album calciatori, si decise di immettere sul mercato le figurine senza la foto del numero uno dell'Atalanta, che sarebbe stata inserita solo a Febbraio, quando era ormai troppo tardi. Ciò rese la foto del portiere dell’Atalanta un pezzo introvabile e assolutamente prezioso per i collezionisti.

Sul fatto che fosse introvabile, lo stesso Pizzaballa ha dichiarato: “Il fatto è che a quei tempi il fotografo della Panini veniva una volta sola nel ritiro precampionato e io una volta ero infortunato, una volta ero militare, e quindi per un paio di anni saltai il turno. L’Atalanta era anche la prima squadra dell’album, io ero il primo giocatore della squadra, e così prima che riprendesse il giro diventai introvabile. Sotto l'aspetto del costume, mi diverte. Dal punto di vista sportivo, mi dispiace. Credo di aver dato abbastanza in campo da meritare un ricordo più strettamente calcistico”.

Anche la trasmissione "Sfide" ha dedicato un affettuoso servizio a Pizzaballa

E in effetti l'estremo difensore atalantino ha avuto una buona carriera calcistica: ha giocato una volta in Nazionale, subentrando ad Albertosi nel secondo tempo di Italia-Austria del 18 giugno 1966. Fu anche convocato da Edmondo Fabbri come terzo portiere ai Mondiali del 1966 in Inghilterra, senza però mai scendere in campo.

Nel 1974, in Coppa delle Coppe, con il Milan raggiunge il più importante risultato della sua carriera internazionale. Dopo aver già giocato le due semifinali con il Borussia Mönchengladbach, l'8 maggio 1974 Pizzaballa gioca come portiere titolare anche nella finale di Rotterdam della Coppa delle Coppe 1973-74, contro i tedeschi dell'Est del Magdeburgo, che la squadra rossonera perderà per 2 a 0.
Nella sua carriera Gigi Pizzaballa ha anche vinto due Coppe Italia, la prima delle quali con l'Atalanta, nella stagione 1962-1963, che battè per 3-1 il Torino allo Stadio San Siro, la seconda con la Roma, nella stagione 1968-1969.

Gigi con la sua introvabile figurina

martedì 31 gennaio 2017

Caballero e Carmencita, i testimonial del Caffè Paulista della Lavazza (1965)

I mitici pupazzi conici di Caballero e Carmencita sono stati creati per i caroselli del caffè Paulista della Lavazza nel 1965 da Armando Testa, famoso cartoonist e autore grafico e di testi per il settore della pubblicità.


I famosi caroselli, realizzati con la tecnica del passo uno, avevano questa trama: il caballero misterioso vaga "nella pampa sconfinata, dove le pistole dettano legge" per cercare Carmencita, "la bellissima donna che ha visto sul giornale". A questo punto il coro intona il famoso jingle: "Dov'è dov'è, dov'è la donna?". Appena il caballero la trova le dice "Carmencita, chiudi il gas e vieni via!" Carmencita però ama un altro uomo (Paulista) che "è forte, è bruno e ha il baffo che conquista". A quel punto il caballero misterioso roteando su se stesso si trasforma in Paulista: "Amore, quell’uom son mì", e Carmencita gli risponde: "Paulista! Amore mio!".

Caballero incontra la banda Gargiulo

Carmencita al concorso di bellezza della pampa sconfinata

Come ha affermato lo stesso Testa, il fatto di essersi dovuto inventare il personaggio del caballero misterioso (che poi svelava di essere lui Paulista) era dovuto al fatto che "in Carosello, durante il minuto di spettacolo precedente alla parte pubblicitaria conclusiva vera e propria, non era permesso alcun riferimento diretto al prodotto pubblicizzato. Paulista, che ormai era immediatamente riconosciuto come marchio del caffè Lavazza, non poteva quindi essere il protagonista delle nostre storie.


Dovetti studiare a lungo per creare un altro personaggio, il Caballero Misterioso, un semplice cono di gesso bianco, con un ampio cappello ed un cinturone con la pistola che, solo alla fine, rivelava la sua vera identità trasformandosi in Paulista.

Al Caballero affiancai una compagna, Carmencita, uguale nelle proporzioni, ma con lunghe trecce nere. Entrambi erano senza braccia e senza gambe, avevano il sorriso disegnato; il Caballero poteva solo muovere il cappello e la pistola, mentre Carmencita agitava le trecce.

Avrebbe funzionato? Non lo sapevamo …"

Inutile dire che fu un enorme successo, uno dei caroselli più popolari tra i bambini dell'epoca.

La confezione del mitico "caffe paulista" della Lavazza